"Che tipo d'uomo vuoi essere?"
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Se dovessi cercare un tema che percorre l'intero episodio, direi che potrebbe essere riassunto in questa semplice domanda che, nella scena iniziale, Brennan Jones pone al piccolo Killian e che, in qualche modo, finirà per perseguitare quest'ultimo per una vita intera, costringendolo, alla fine, ad affrontare i suoi demoni per scegliere, una volta per tutte, quale fatidica risposta dare a questo impossibile enigma:
continuerà ad essere il pirata corroso dal desiderio di vendetta o troverà nell'amore la forza di interrompere la catena di scelte sbagliate, il cui inizio risale a quella notte di tanti anni prima?
Ed è da questo quesito che parte l'episodio,
il quale, come non mai, è denso di parallelismi tra Tremotino e Killian,
parallelismi volti a dimostrarci che ognuno è artefice del proprio destino e che, proprio in quanto tale, sono le scelte dell'uomo a decretare chi questi sia nella sua ultima essenza.
Inizia, così, per il nostro amato pirata un percorso che l'oscurità renderà, se possibile, più impervio di quanto non sia già stato in passato. Perché Killian si è già trovato dinanzi a quel bivio, ha già scelto una volta e ha già conosciuto il prezzo delle sue conclusioni. E cosa farà adesso che l'oscurità ha risvegliato e perfino acuito quella brama di vendetta alla quale si è aggrappato così disperatamente e così a lungo? A dispetto dei propositi più maligni,
Killian trova finalmente la forza per sconfiggere i suoi demoni come l'uomo che Emma ama e che è riuscito a meritarsi quella profonda affezione col rispetto e la tenacia che solo lui avrebbe potuto avere. E, badate bene, Killian sceglie l'amore al potere proprio mentre è vittima della più grande oscurità mai esistita. Pensate alla potenza di questo elemento e a come tutto ritorni al tema centrale dello show: come Killian è diventato cattivo per sua scelta, e non vi è nato, egli decide scientemente di non essere più vittima di se stesso e delle sue debolezze, anche laddove questo significhi perdere la vita e l'opportunità di vivere insieme alla persona che più ama al mondo quel futuro da entrambi tanto sospirato.
E chi abbiamo dall'altro lato? Tremotino che, nel pieno possesso di tutte le sue facoltà, dinanzi alla dimostrazione che è possibile cambiare per amore e guadagnarsi la redenzione, non batte ciglio e cade nuovamente vittima della stessa spirare di egoismo. Che pena provo per lui e per le persone che lo amano!
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Ma questo episodio porta in sé anche un'altra, significativa metafora.
Quando i nostri eroi realizzano che, forse, stavolta una soluzione ai loro problemi è impossibile trovarla, fanno ciò che qualunque uomo in procinto di morire finisce per mettere in atto: anziché affannarsi per trovare un rimedio ed evitare ciò che sembra inevitabile, Mary Margaret, David, Henry e il piccolo Neal si dirigono verso Granny's per godere degli ultimi istanti di vita che sono rimasti loro nel modo più semplice e umano che esista: insieme a chi si ama. Perché, in fondo, amare ed essere amati e condividere quell'amore fintanto che è possibile è ciò che rende significativo stare sulla Terra e, se proprio non c'è più tempo per guardare al futuro e creare nuovi ricordi di condivisione, tanto vale lasciare un segno che possa chiudere il cerchio di una vita pregna in tutte le sue sfaccettature.
E' doloroso vedere, per l'ennesima volta, Mary Margaret dover dire addio ad Emma.
Non importa quanto tempo sia passato da quel giorno di oramai 30 anni prima, quando Emma le venne strappata dalle braccia per offrirle la migliore opportunità che potessero darle, nel viso di Biancaneve riesco a scorgere quello stesso dolore. E, ogni volta, è come se la privassero un po' del diritto di essere madre, di godere della compagnia di una figlia che non ha visto crescere e che, a lungo, non è stata che un'estranea per lei. Ogni volta, è come se il mondo volesse ricordarle che, per quanto grande sia il suo desiderio di essere madre, non sia nel suo destino ricoprire quel ruolo.E, insieme a lei, è la stessa Emma a perdere il diritto di essere figlia.
Mi sono sempre soffermata sulla sofferenza di Emma e sulle privazioni che ha dovuto affrontare nel corso della sua vita, ma ora realizzo che questa maledizione è un po' come una mutazione genetica che passa di generazione in generazione e che la accomuna a sua madre più di qualunque altro tratto somatico o caratteriale possano condividere. Mary Margaret ha perso sua madre, suo padre, la sua casa e, più volte, perfino l'amore della sua vita e la sua famiglia allo stesso modo in cui è accaduto per Emma. E, in questi abbracci in cui tentano di consolarsi a vicenda, mi chiedo se percepiscano che questo legame, nonostante la sua tragicità, nessuno è riuscito a toglierglielo. Che, al di là di tutto, l'amore e la perdita le rendano molto più simili di quanto non sappiano di essere.
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Un punto che non mi ero aspettata di toccare, men che meno così approfonditamente, riguarda i Rumbelle, paradigma dell'amore che ti delude ma che, nonostante tutto, non puoi lasciare andare, un po' come Tremotino non riesce a lasciare andare il potere.
Mai come con questo episodio ho realizzato che, sì, Tremotino è il vero e assoluto cattivo dello show; ma, guardando l'episodio a distanza di tempo dalla sua messa in onda, ho potuto essere più riflessiva e cogliere aspetti che l'ansia e il dolore per quello che ci aspettava mi avevano impedito di vedere: in fondo, Gold è una vittima. Una vittima della vita, come tanti altri. Figlio di un padre privo di coscienza, disposto a tutto pur di fare il meglio per se stesso, è cresciuto con quel peso di codardia sulle spalle e ne è stato marchiato. E' come quando hai un padre alcolizzato e, quando bevi un bicchiere di vino di troppo, hai l'impressione che chi ti sta intorno e sa del tuo vissuto possa pensare 'è anche lui come il padre?'. Forse se lo chiedono davvero, forse è solo una tua impressione, ma quello che conta è che, in un modo o nell'altro, è una sensazione che tu ti porti dietro e che finisce per plasmarti. Come se il rischio di cadere nello stesso vizio che, in fondo, ha rovinato indirettamente la vita anche a te sia sempre in agguato, pronto a tormentarti.
Ed è quello che avere Peter Pan come padre ha fatto su Tremotino, spingendolo a diventare la caricatura d'uomo che conosciamo e che non avrebbe mai voluto essere.
Io lo critico sempre e probabilmente non smetterò mai di farlo, così come non riuscirò a vedere più i Rumbelle sotto una luce positiva dopo tutto quello che è successo. Però, mi trovo a riconoscere qualcosa, che non è una scusante ma solo una piccola attenuante: realizzare di aver fatto esattamente quello che aveva fatto suo padre, e cioè abbandonare suo figlio, deve avere semplicemente calcificato una convinzione che l'aveva perseguitato da sempre. E, allora, come potrebbe l'amore per Belle salvarlo da se stesso, quando non c'è riuscito nemmeno la persona per cui, in primis, ha rinunciato e fatto di tutto, salvo poi l'errore più grande di preferire il potere? Ne è dimostrazione il fatto che sia in grado di slanci d'amore, di eroismo, di altruismo a modo suo, come quando si è sacrificato per chiudere i conti con suo padre, o si è reso schiavo di Zelena per salvare Neal, o come in questo episodio in cui dà a Belle l'opportunità - senza costringerla, una volta tanto, ma facendola scegliere - di vivere la vita e il sogno di cui gli aveva parlato tanto, tanto tempo prima quando non erano che degli estranei l'uno per l'altra. E, perfino più di tutto quello che ho appena elencato, in questo episodio è addirittura in grado di ammettere le sue colpe, prima che gli si presenti l'occasione di salvarsi la pelle e, come un soggetto dipendente da quella o quell'altra sostanza che gli ha intossicato il sistema,non riesca di nuovo a resistere all'impulso di salvarsi la pelle: "ce lo meritiamo" risponde quando Regina gli fa notare quante persone sarebbero felici di vedere tutti e due nell'Aldilà. Sono cose, queste, che non ero mai stata in grado di notare davvero prima d'ora, accecata com'ero dalla frustrazione e dall'odio che Gold suscita un po' a tutti, perfino a chi lo ama.
Quello che sto cercando di dire è che, a volte, dimentico che anche Tremotino non nasce come cattivo ma vi è diventato per tutta una serie di circostanze. E' un po' l'incarnazione del motto su cui si basa lo show, "cattivi non si nasce, si diventa". Un po' come Killian, un po' come Regina, un po' come Zelena, o Ingrid per citarne alcuni. E' responsabile della persona che è e degli errori che fa? Certamente. E' l'unico responsabile? Non credo proprio. E vi dirò di più, oggi, per la prima volta, nonostante l'ennesimo tiro mancino che ha tirato a Killian e tutti gli altri, riesco a vedere le basi per una redenzione. Probabilmente non sarà Belle la chiave per quella redenzione, non da sola; probabilmente sarà il figlio che le faranno avere a fare in modo che Gold realizzi che forse è tempo di rompere la catena degli errori, di non commettere lo stesso sbaglio che ha fatto con Bae e fare ciò che è giusto come non ha avuto la forza di fare in passato. Un po' come Killian, solo con un bagaglio di cadute più consistente alle spalle. Lo so, lo so. Sembro davvero in preda ad un attacco di ingenuità alla Belle, però mi sono chiesta una cosa: se ciò che OUAT rappresenta sono metafore di ciò che viviamo noi nel nostro mondo [cattivi = evento funesto, oscurità = depressione/dipendenza] e se Gold potesse essere considerato come affetto da una qualsiasi forma di dipendenza, sarebbe davvero giusto arrendersi? IO mi arrenderei se qualcuno che amo fosse in questa situazione? No, ma mi rendo conto che avrei bisogno di un segno di redenzione da parte di quella persona, quantomeno in termini di volontà di farcela. E forse, vedendola così, i Rumbelle non sono poi tanto spacciati. Forse, c'è speranza anche per loro e per Tremotino. C'è solo da gestirla a dovere, MOLTO a dovere.
Vi avviso che, ora, viene davvero il bello. O il brutto. A seconda dei punti di vista.
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Partiamo dalla scena tra Killian e suo padre: a riguardarla, l'ho trovata una celebrazione dell'amore e della sua capacità di sopravvivere al tempo, alle ferite e agli errori. Ed è anche un bello scorcio sulla vita di Killian che ci permette di capire come abbia fatto a leggere tanto bene Emma durante la scalata della pianta di fagioli: perché lui stesso aveva rivissuto il dramma dell'abbandono da relativamente poco tempo. Se ci pensate, questo incontro deve essersi svolto poco prima che Killian passasse al servizio di Cora e, da quel momento, sono trascorsi i canonici 28 anni di maledizione necessari perché Emma crescesse e la spezzasse. Per un pirata che ha vissuto centinaia di anni, 30 non devono essere poi così tanti e la ferita e il senso di colpa devono essere stati ancora relativamente freschi, quando ha conosciuto Emma e ha scorto negli occhi di lei quello stesso dolore. Non saprei, ma, sapendo di quello che si è macchiato Killian, non solo ho conosciuto un lato di lui che dimostra la sensatezza della scelta di farlo cedere all'oscurità completamente, ma mi pare di capire perché Emma lo abbia colpito tanto.
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Da un lato, infatti, scopriamo che Killian sa essere spietato più di quanto fossimo pronti ad aspettarci: mettetela come volete ma, con tutte le attenuanti del caso, ha reso orfano di suo padre un bambino innocente, commettendo gli stessi errori dell'uomo che lo aveva tanto ferito. Un po' come nel rapporto Tremotino-Peter Pan. Dall'altro, invece, è Killian a scoprire di aver commesso un errore, qualora non se ne fosse già reso conto di suo, e lo fa quando incontra proprio lei, Emma: nel conoscerla, capisce che è possibile perdonare chi ci ha ferito, deluso e abbandonato, pur senza dimenticare il male subito e cancellarlo con un colpo di spugna. E' quello che ha fatto la nostra Salvatrice con i suoi genitori, quello che lui, accecato dalla sete di vendetta, non ha avuto la forza di fare. Ecco perché è rimasto tanto colpito da Emma! Non perché sia una donna straordinariamente bella, non perché rappresenti una sfida con tutte quelle mura e tutte le sue ritrosie, non perché sia in grado di tenergli testa. E' perché lei rappresenta tutto ciò cui Killian vorrebbe poter porre rimedio, tornando indietro nel tempo e permettendosi di perdonare suo padre come Emma ha perdonato i suoi genitori e, nel farlo, concedersi quella pace che solo l'accettazione e il perdono possono darti.
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Ed è dolceamaro rendersi conto che, in fin del conti, Killian finisce per andare incontro alla stessa sorte di suo padre: cambiato dall'amore di una donna decisamente migliore di lui, ritrova se stesso e si pente degli errori commessi... E trova la sua fine a causa della mano di chi ama: come Brennan Jones perde la vita per mano di suo figlio, è Emma che, nel presente, si trova costretta a finire l'uomo che ama.
Quanto alla scena sulle sponde del lago, a distanza di un mese dall'ultima volta che l'ho vista, ribadisco la sua potenza su tutti i fronti. E' la quintessenza di ciò che rende questo telefilm tanto speciale, di ciò che porta molti di noi a fare le dirette e a non perdersi un episodio nonostante sia pieno di tanti piccoli difetti che ne sminuiscono l'incredibile potenziale. E' perché ci sono scene come questa, in cui improvvisamente perdi la cognizione spazio-temporale e non c'è più uno schermo a separarti da tutto quello che i tuoi occhi stanno vedendo perché le emozioni sono talmente potenti da venire fuori da quel rettangolo e prenderti a pugni dove fa più male.
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Questa scena tra Emma e Killian è un po' la quadratura del cerchio, quello che stavamo aspettando di vedere da tempo. Dopo un percorso ricco di incertezze e strafalcioni, Killian capisce che il suo passato da cattivo non è destinato a definirlo per sempre, perché quel compito spetta soltanto a lui come artefice del suo destino. E, allora, per la prima volta nella sua vita, è in grado di rispondere alla domanda che il padre gli aveva posto tanto tempo prima con le parole che, così a lungo, ha faticato ad attribuirsi: "lasciami morire da eroe, perché è quello l'uomo che voglio tu possa ricordare". Eccola lì, l'accettazione di se stesso come sommatoria delle scelte compiute e delle scelte ancora da compiere, quelle che lo hanno portato ad essere un pirata, sì, ma anche a conquistarsi l'amore, il rispetto e la devozione di una donna come Emma; quelle che lo porteranno ad essere quello che, in fondo, ha sempre sperato di essere da che era un ingenuo tenente pieno di ideali. La risposta è:
"Un eroe"
Vorrei potervi dire che questo sia bastato ad addolcire un po' la pillola, ma così non è. Pur nella sua perfezione e forse proprio in virtù di essa, questa scena rimane straziante. Come accettare la vista di Killian che passa all'altro mondo, dopo tutto quello che ha fatto per trovare l'amore della sua vita e meritarsi un appellativo che non pensava potesse stargli bene addosso? Come accettare l'idea che, ancora una volta, come se non fosse già accaduto a sufficienza, Emma Swan abbia visto morire tra le sue braccia qualcuno che amava? Quasi fosse lei la causa di tutto quel male, come se il suo tocco distruggesse qualunque cosa di bello presente nella sua vita, quasi non meritasse di essere felice perché non esistono felicità o serenità per la Salvatrice. Ed è lì che arriva lui, il pirata dallo scintillante uncino, pronto a sorreggerla perfino quando la vita sta per abbandonarlo, pronto a dimostrarle ancora una volta che va bene così, che non è lei il problema. E lo fa con una carezza leggera, poco prima che Emma torni ad essere la Salvatrice che è sempre stata.
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E, in quella carezza, c'è tutto quello che dovrebbe esserci: l'amore, la gratitudine, la comprensione. Ma non mi sento di dire nulla di diverso da ciò che scrissi a suo tempo a riguardo. Quindi, mi limito a riproporvelo, perché non credo che riuscirei a fare altrettanto bene:
"Il modo in cui la sua mano le carezza la guancia. Così dolce, gentile. Come se volesse lenirle l'anima. Sa quanto devastata lei sia, può sentirlo sulla pelle e giù in fondo al cuore. Perché lui la conosce nel profondo, l'ha sempre conosciuta prima ancora che si incontrassero. Riesco quasi a vedere il suo cuore mentre rivive i ricordi della loro storia a partire dalla pianta di fagioli, quando lei ha cominciato a cambiare il suo mondo diradando centinaia di anni di oscurità con la luce dentro di lei. Erano destinati: solo la più grande luce poteva conquistare e sconfiggere la più grande sete di vendetta.
Ed eccolo.
Killian Jones in tutta la sua perfezione, morente tra le braccia del suo unico grande amore.
Quanta poesia! Lei lo ha aiutato nel percorso alla riscoperta dell'uomo che era stato un tempo, l'uomo di cui Liam era fiero, l'uomo che aveva smarrito la strada a causa del dolore, della solitudine, della perdita. Lo vedete anche voi, no? Il modo in cui si sono sempre rispecchiati l'uno nell'altra. Lei è stata in grado di aiutarlo perché aveva vissuto a sua volta quello stesso dolore, quella stessa solitudine, quella stessa perdita.
Perché sono spiriti affini.
Ed eccole ancora una volta, tutte quelle emozioni crudeli ritrovarli in un battito di ciglia, proprio come prima. Prima che si conoscessero, prima che si lenissero a vicenda, prima che guarissero. E cosa potrebbe mai fare per aiutarla, ora che sta andando via per sempre? Come potrebbe aiutare quella donna incredibilmente bella, ma perduta, devastata, che ha conosciuto più dolore di chiunque altro Killian abbia mai incontrato? Dev'essere struggente la consapevolezza di essere impotente adesso, più di quanto non lo fosse quando non era che un estraneo per lei.
E, allora, che fare? Marchiare la pelle di lei con la delicatezza del suo tocco, amorevole e gentile com'è sempre stato nei suoi confronti.
Eccolo lì, il tesoro che il suo cuore da pirata ha cercato per una vita intera. Lei li ha tutti, i colori di un tesoro: l'oro delle monete, il verde degli smeraldi, il pallore dei diamanti e il rosso... Oh, il rosso dell'amore! L'amore con cui ha risvegliato l'anima ferita di lui fino a farla brillare di nuovo. Ferita e splendente quanto la sua.
Erano perfetti, così imperfettamente perfetti. Ma non c'è più tempo, non più. Quindi, tutto quello che può fare è lasciarla con la stessa gentilezza del loro amore e sperare. Sperare che lei starà bene, che troverà la forza per tornare ad essere la donna che lo ha fatto innamorare. Sperare che qualcuno la amerà come merita di essere amata.
Perché lei è il suo tutto, il suo tesoro imperfettamente perfetto, e Killian sentirà la sua mancanza."
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E' quello che ha fatto con lui, del resto. Proprio Killian, che della vita per mare ha conosciuto ogni segreto, ha lasciato che la sua anima andasse alla deriva per un lasso di tempo tanto esteso che, quando Emma lo ha aiutato a ritrovarla, ha faticato a riconoscere ciò che ne era rimasto e a perdonarsi per non essersene preso cura. Emma gli ha insegnato l'arte dell'amore che viene dal perdono, la magnificenza della bellezza che può nascondersi dietro le ferite più profonde e repellenti, l'incanto di chi riesce a vedere il buono anche quando questo sembra non esserci. E ci è riuscita come solo lei avrebbe potuto fare: inconsapevolmente. Lo ha guidato per un percorso di curiosità, rivalità e sfide in cui, a un certo punto, Killian ha finito per perdersi e l'unica bussola che potesse guidarlo altri non era che lei. Lo ha portato a desiderare di essere migliore, come Liam avrebbe voluto che fosse, e lo ha fatto con la potenza che soltanto l'amore più grande possiede, quell'amore che non vuole cambiare fino a distruggere ma sublimare: perché Killian era già un eroe. Sembrava solo impossibile, ai suoi occhi, credere di poter porre rimedio ad una vita di pessime decisioni. Emma non lo ha trasformato, ma risvegliato dal torpore in cui il dolore della perdita e dell'abbandono lo avevano relegato fino a fargli credere di non meritare un'altra opportunità, fino a renderlo vittima di quell'ignavia che non aveva mai tollerato negli altri. Proprio lui che crede nell'idea di combattere per ciò che si desidera di più, come può non aver realizzato che, se cambiare la sua vita era quello che desiderava, avrebbe dovuto solo combatte le sue stesse paure per arrivare a quel risultato? Ma, in fondo, nessuno è completamente autosufficiente e, se così non fosse, ciascuno si basterebbe da sé. E, allora, la famiglia, gli amici e tutto ciò che ci rende felici sarebbero superflui, se non addirittura inutili.
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E cosa rimane a due anime così imperfettamente perfette che siano state separate dal destino? Riunirsi, anche se questo significa spingersi fin oltre i confini del mondo dei vivi dove ogni cosa è buia e ogni certezza può essere messa in discussione. Ma, come sempre, Emma è più forte di questo ed è più forte della se stessa del passato e ha dalla sua non soltanto il fatto di essere la Salvatrice, non soltanto una schiera di famigliari e amici disposti a seguirla letteralmente fino all'inferno pur di aiutarla, ma più di tutti ha l'amore. Per se stessa, per Killian, per il futuro che li aspetta e si sono promessi di vivere insieme. E proprio nello stile di Emma Swan, che non si è mai adagiata sugli allori e non ha mai lasciato che gli eventi la trascinassero, la vediamo pronta a prendersi quello che vuole con la stessa promessa che suo padre fece a sua madre tanto tempo prima e che, in qualche modo, è diventato un motto di famiglia.
"Ti troverò. Ti troverò dovunque tu sia."
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Gracias por el buenísimo relato! Me he hecho llorar otra ves.
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